martedì 21 gennaio 2014

Waste Land - film-documentario

Waste Land 

Lucy Walker dirige un documentario senza copione; il cui protagonista, il famoso artista brasiliano Vik Muniz, perde il ruolo assoluto per essere fagocitato dal processo creativo stesso. Il risultato finale è molto suggestivo, come il moderno Marat dell'immagine di copertina, che muore nell'asfissia di un mondo senz'aria.


Muniz doveva recarsi in Brasile per documentare il processo creativo che contraddistingue il suo lavoro: dare vita all'inanimato, in questo caso i rifiuti. Così ha lasciato i suoi agi, la sua bella casa e le promesse della società americana che lo ha adottato ed è entrato nella più grande discarica del mondo: Jardim Gramacho. Ed è qui che l'obbiettivo della telecamera si sposta verso i protagonisti del racconto: i catadores, gli ultimi della società brasiliana. In migliaia vagano senza sosta tra le dune di rifiuti della discarica alle porte di Rio de Janeiro, per soddisfare la richiesta giornaliera di materiali che possano essere riciclati. Il compenso è misero, ma è l'unica fonte di reddito per le persone che vi lavorano. Così, chi nasce a Jardim Gramacho vi trascorre tutta la vita, spegnendosi a poco a poco tra l'odore e le esalazioni tossiche, nella completa indifferenza del governo.

E' uno dei tanti racconti degli invisibili che popolano le periferie delle megalopoli di tutto il mondo, e da invisibili non hanno peso nelle storie dei vincitori. Eppure il progetto di realizzare arte con i rifiuti della società brasiliana inizia a smuovere l'animo di Muniz stesso che si lascia impressionare dalla vitalità e dalla gioia dei catadores. Impara che gli oggetti gettati con indifferenza hanno una seconda vita ben più importante, come i libri raccolti da Zumbi e accuratamente riposti in una biblioteca di lamiera. Tiao, presidente della cooperativa dei catadores, reinterpreta le pagine de Il principe a Muniz, affermando che la società brasiliana odierna non è molto distante da quella imbellettata del Rinascimento e che migliaia di chilometri e cinquecento anni non sono misure così impressionanti dopotutto.
Ma questo è anche un racconto di gioia e la sofferenza che si respira non è intrisa dell'angoscia occidentale, i drammi che hanno alle spalle i catadores sono tremendi, eppure non c'è spazio per la retorica buonista. 
Jardim Gramacho è poco distante dall'opulenza di Rio, ma è invisibile ai suoi occhi. E' un ventre enorme che divora gli errori dell'uomo nel silenzio; si contrae fino ad esplodere, ma non perde mai la propria voracità.
Così dall'indifferenza di un paese nasce un luogo nuovo: Waste Land che inizia a delineare una propria geografia, una micro-società, delle dinamiche inedite e dei diritti. Perché è ciclico che l'iniziativa parta sempre dagli ultimi e da chi non ha niente da perdere. La rassegnazione è per chi ha già tutto e non vuole più nulla.



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